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In un mondo che non ascolta è necessario far rumore con i fatti: la storia di Laila Janah, “l’imprenditrice dei poveri”
Il nostro è un mondo che non sta mai zitto.
C’è musica, c’è colore, c’è rumore.
Foto, video, audio, telefonate, videochiamate…è appena arrivata una mail!
Un ronzio continuo che proviene da un giano bifronte: da un lato la libertà di parola e il suo immenso potere, dall’altro un rumore costante che rende tutto monotono, sibilante ed inconsistente.
Ma la comunicazione ha un potere immenso, che messo nelle giuste mani potrebbe modellare i pensieri al meglio.
La divulgazione di positività può essere d’ispirazione. Il raccontare successi, progetti di miglioramento e stili di vita sani, può diventare effettivamente un contributo attivo alla società.
Donna d’affari newyorkese, fondatrice e CEO di Sama e LXMI, Leila era portatrice di un sogno americano che può diventare realtà, ma che ha come fondamenta studio, sacrificio, lavoro e cooperazione.
Figlia di immigrati indiani, cresce in un ambiente precario, ma nonostante questo la voglia di dedicarsi non solo al suo miglioramento personale, ma anche a quello di tutte di persone in difficoltà, la spinge al volontariato in Ghana, iniziandola, così, ad un percorso di volontariato che non ha mai abbandonato.
Laureatasi ad Harvard mantenendosi da sola, ha lavorato con alcune delle aziende più grandi e importanti al mondo nel settore della tecnologia, tra cui Google, Facebook, Microsoft.
Nel 2008 fonda in Kenya “Samasource”, una società di formazione dati che si basa sull’annotazione di dati per gli algoritmi di intelligenza artificiale. In sanscrito “sama” vuol dire “uguale” ed era proprio su questo che si basava il suo progetto: offrire l’opportunità di una vita migliore a tutti coloro che si trovavano al di sotto della soglia di povertà. Renderli uguali al resto del mondo.
Il suo modello di business sociale ha aiutato oltre 50.000 persone a uscire dalla povertà. Una delle prime organizzazioni ad impegnarsi nell’approvvigionamento d’impatto, i lavoratori di Sama sono addestrati in competenze informatiche di base e pagati con un salario locale per il loro lavoro.
Samasource non si è fermata solo al lavoro, ma si è distinta in ulteriori progetti di miglioramento per le popolazioni del terzo mondo: Samaschool, una scuola di formazione dove le persone venivano iniziate all’alfabetizzazione digitale, alla preparazione della forza lavoro e al freelance; Samahope, la prima piattaforma di crowdfunding che ha finanziato direttamente i medici che forniscono trattamenti e che cambiano la vita a donne e bambini nelle comunità povere.
Nel 2015, Leila tenta una nuova avventura spostandosi nel mercato della cosmetica di lusso. Fonda quindi LXMI, che oggi impiega centinaia di donne lungo la valle del Nilo nella raccolta di noci Nilotica ad uso cosmetico.
Tra l’Africa, l’India e l’America, Leila ha dato un lavoro a circa undicimila persone che partivano da un background svantaggiato donando loro l’opportunità di essere autonomi attraverso il lavoro e la conoscenza.
Ha regalato loro la possibilità di essere liberi.
Il lavoro di Janah non è rimasto inosservato, ha infatti ricevuto molti riconoscimenti internazionali: è stata Young Global Leader del World Economic Forum, Direttrice di CARE USA, TechFellow 2012, vincitrice del premio inaugurale Club de Madrid Young Leadership Award nonché la persona più giovane a vincere un Heinz Award. Ha ricevuto il Secretary’s Innovation Award for the Empowerment of Women and Girls da Hillary Clinton nel 2012, ed è stata Visiting Scholar presso il Stanford University Program on Global Justice l’Australian National University’s Centre for Applied Philosophy and Public Ethics.
Janah è stata inclusa come una delle “Women in Tech” di Elle Magazine nel 2016 e nelle “Five Visionary Tech Entrepreneurs Who Are Changing the World” del New York Times T Magazine nel 2015. È stata anche nominata “Rising Star” nella lista 30 Under 30 di Forbes nel 2011, una delle “Most Creative People in Business” di Fast Company nel 2012 ed è stata profilata come uno degli “Imprenditori più promettenti” di Fortune nel 2013.
Una vita di successi che però si è conclusa in modo inaspettato e ingiusto: Leila Janah si ammala di una rara forma di tumore a cui è difficile trovare una cura e muore nel 2020.
È certamente un epilogo inaspettato, ma Leila Janah è e sarà una grande fonte di ispirazione.
La forza della comunicazione consiste in questo: mostrare al mondo la volontà, la caparbietà, il duro lavoro e il sacrificio che porta risultati.
Le grandi battaglie non si vincono in un giorno, si arriva in alto solo scalando una montagna con impegno, fatica e dedizione.
Comunicare la positività significa che un giorno, una bambina immigrata in un distretto di New York, leggendo un articolo online, possa dire “voglio diventare come Leila Janah”.