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Un modo nuovo per visitare città d’arte e borghi: un avvincente game-tour per tutte le età che, grazie alla più classica delle mappe o ad una app, consente di riscoprire storie, personaggi, miti e leggende di Milano, Roma, Firenze, Napoli e Mantova e che presto approderà in Europa.
In quali luoghi di Roma il vostro sguardo può passare dal bassorilievo in marmo di una colomba a un drago, poi a un armadillo e così via? Due indizi: dall’86 d.c. ospitavano lo stadio di Domiziano con i suoi 30mila posti e ancora oggi accolgono il Pantheon, tempio romano dalle proporzioni perfette, disegnato per poter contenere una sfera immaginaria di 43 metri di diametro. In poche parole: Piazza Navona e Campo Marzio. Si potrebbe dire “come non li avete mai visti”: con il loro carico di storie, quotidianità, fantasia e magia della Roma popolare del passato.
Se seguite le tracce della colomba, del drago e dell’armadillo vuol dire che avete scelto uno dei possibili percorsi offerti da Safari d’Arte: un gioco culturale ludico-didattico per bambini, adulti, turisti e famiglie che serve a scoprire divertendosi l’immenso patrimonio artistico dei centri storici delle nostre città e dei nostri borghi. Una caccia al tesoro con un’immersione emozionale nella toponomastica e nelle atmosfere del passato che conquista proprio attraverso il gioco.
Si tratta di un progetto nasce nel 2013 da un’intuizione di Maria Laura Sguera e Raffaella Tiribocchi.
Cosa sono i Safari d’Arte e da quali esperienze nascono?
«Nel 2013 abbiamo cominciato a cercare di elaborare una modalità innovativa per far conoscere il patrimonio artistico del nostro Paese – esordisce una delle due fondatrici dell’iniziativa, Maria Laura Sguera – . D’altro canto la nostra associazione (Ara Macao, ndr) aveva già realizzato progetti per promuovere l’arte e la cultura. Abbiamo così iniziato con i primi percorsi su Roma, ma oggi ne abbiamo in tutta Italia. Vanno tutti sotto il nome di Safari d’Arte, che è un marchio registrato di nostra proprietà. Proprio qualche giorno prima del lockdown avevamo lanciato il tour di Mantova in collaborazione col Comune. La caratteristica dei Safari d’Arte è quella di essere un format replicabile, che può essere realizzato in ogni città o borgo italiano».
E in cosa consiste esattamente questo format? Come si articolano i percorsi?
«Si tratta di una caccia al tesoro, di un vero e proprio walking tour, che si può svolgere in gruppo o in autonomia – racconta ancora Maria Laura – e in cui si utilizza un libro (acquistabile on-line o in libreria) o una app per smartphone. Ogni tour può essere svolto in circa due ore, passeggiando più o meno per due chilometri per individuare, con l’aiuto degli indizi fotografici e la mappa con le relative coordinate, i dodici monumenti dei quali sarà possibile poi leggere il relativo testo storico. Il libro comprende un quiz finale a risposta multipla per “testare” il livello di apprendimento. Nel testo trovano spazio anche storie, miti e leggende del luogo. L’aspetto didattico legato al tour si arricchisce così di una componente emozionale e ludica che potenzia l’apprendimento. Se si vuole, ci si può far accompagnare da un activity leader che si occuperà di guidare il gioco e allo stesso tempo di fornire le informazioni di natura didattica. Gli activity leader conoscono la storia dell’arte e le lingue straniere, ma hanno anche competenze relative alla recitazione e all’insegnamento ai bambini».
Qual è il vostro principale target di riferimento? Ragazzi e bambini?
«I safari d’arte possono essere fruiti da tutti: gruppi di turisti, scolaresche e gruppi di semplici cittadini, oppure in autonomia. È chiaro, però, che un’uscita didattica con un libro contenente una mappa che conduce a un tesoro passando per dodici indizi è particolarmente affascinante per i ragazzi tra gli 11 e i 13 anni. Sono proprio loro spesso a proporre alla famiglia o agli amici di ripetere l’esperienza. Comunque siamo molto ricercati anche dai turisti, è per questo che i libri sono in italiano e in inglese».
E i turisti come vi trovano?
«Principalmente attraverso piattaforme come GetYourGuide e Tripadvisor, ma anche tramite alcune agenzie. Ci sono tantissimi tedeschi e olandesi, ma abbiamo avuto anche gruppi dall’Australia e dagli USA».
L’idea di un libro “fisico” contenente gli indizi di una caccia al tesoro è particolarmente avvincente. Perché avete deciso di affiancargli una app?
«Oltre ad aggiungere nuove funzionalità quali l’aiuto con il GPS E la condivisione su facebook delle attività e dei propri successi, l’app – che è nata tre anni fa – consente una maggiore competizione del gioco con punteggi e la gestione di classifiche on-line. Inoltre, permette una distribuzione più facile sui mercati internazionali e lo sviluppo di percorsi in altre lingue. A parte questo abbiamo deciso di inserirvi alcuni percorsi gratuiti».
Ha parlato di mercati internazionali. Volete espandervi?
«Sì, fin dall’inizio abbiamo pensato che questi game-tour potessero essere esportati in Europa: a Parigi, Londra, Madrid, Barcellona e così via».
Come scegliete le città, i luoghi e il loro abbinamento con i personaggi?
«Si tratta di una scelta fatta essenzialmente in base al momento storico che si vuole valorizzare: è da lì che nascono i percorsi. E poi ci sono vere e proprie giornate di studio sui personaggi. È stato così, ad esempio, per la Milano medievale di Leonardo e per quella risorgimentale di Verdi o, ancora per la Mantova cinquecentesca di Giulio Romano e dei Gonzaga. Si sceglie la città, poi i monumenti, infine si va sul posto. Si cronometrano i tempi, poi si comincia a scrivere il percorso. Si viene coadiuvati da storici. Alla fine si editano mappa e quiz».
Non prevedete di creare percorsi anche nei centri minori?
«Assolutamente sì. In Italia tutti i territori sono da valorizzare, anche per portare benefici all’indotto e a realtà lontane dai grandi flussi turistici. E’ il momento giusto per creare percorsi anche nei piccoli centri. Occorrerà fare studi approfonditi, anche su aspetti particolari della cultura locale, come il patrimonio enogastronomico ad esempio. I game-tour nei piccoli borghi possono servire, ad esempio, a far conoscere ai giovani tradizioni, curiosità e la storia dei propri territori. Sono un modo per riscoprire le loro radici».
Come vi state preparando al dopo-Covid?
«In questa fase bisogna ricominciare dal turismo locale. Inoltre, abbiamo pensato di mettere gratuitamente a disposizione dei Comuni alcuni percorsi, così potranno regalare caccie al tesoro ai cittadini durante quella che si preannuncia essere un’estate in città».
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