L’alfabetizzazione digitale is the new “Salvalavita Beghelli”

Chi di voi segue @lanonnagiovanna0 su Tik Tok sa di cosa sto parlando. @lanonnagiovanna0 è un fenomeno da oltre 186k di Follower / 3,3M di Mi piace. È la prova che il digitale può rappresentare un punto di contatto straordinariamente sorprendente tra giovanissimi e vecchissimi, un generatore di valore umano e un acceleratore di conoscenza. Mi piacerebbe definirlo, soprattutto di questi tempi, un vero e proprio “digital hug” in contrasto al “digital divide”. Un abbraccio tra generazioni grazie al digitale e, soprattutto, un abbraccio delle singole generazioni con il digitale.

Eppure, la verità sulla situazione in Italia in ambito digitale è più vicina al “divide” che al metaforico “hug”. Né i giovanissimi (a dispetto di quanto si possa erroneamente pensare), né i vecchissimi sono i protagonisti della digitalizzazione. Anzi, cerco di essere più preciso, né il mondo dei giovanissimi né il mondo dei vecchissimi sono stati coinvolti in strutturati e ormai vitali processi di digitalizzazione. Vitali perché da essi dipende il futuro di noi tutti e, a volte, la vita, come qualità e come possibilità di salvarla.

A cosa mi riferisco?

Ai mondi della scuola e dell’assistenza socio-sanitaria. In entrambi i casi, la digitalizzazione è avvenuta in maniera disomogenea e sporadica in Italia, sia dal punto di vista infrastrutturale che linguistico. Ovvero sia per quanto riguarda l’accesso agli strumenti (smartphone, tablet e pc, per non parlare di visori etc etc), sia per quanto riguarda il saperli usare (banalmente, come si scarica una App? Anzi, cos’è una App?).

Su quest’ultimo punto è il caso di scomodare il non più tanto di moda Welfare. Oggi più che mai la conoscenza è Welfare. Potremmo dire che la conoscenza degli strumenti digitali rappresenti di fatto una sorta di “Salvalavita Beghelli”. Sapere che attraverso una App di delivery posso ricevere le mie medicine direttamente a casa, in tempi di Coronavirus può salvarmi la vita.

A tal proposito qualcuno dovrà spiegarmi perché nel 2020 un rischio di contagio potrebbe essere la calca per il ritiro della pensione agli uffici postali. Possibile che non ci sia un altro modo digitale per far questo? Come si legge da un comunicato sul sito del Ministero della Salute: “L’Arma dei Carabinieri e Poste Italiane continueranno ad assicurare il servizio di erogazione e consegna al domicilio delle pensioni agli ultra settantacinquenni per l’intera durata dell’emergenza Covid-19.”

Tornando alla nostra metafora tecnologica 1.0, “l’intramontabile salvavita” Beghelli (così è definito sul sito web dell’azienda) esiste per gli anziani e per i bambini. Ancora una volta, la tecnologia abbraccia le generazioni.

Eh sì, perché i soggetti più esposti in tempi di Covid-19 sono stati anche i giovanissimi. Chiedetelo ai genitori costretti a dividersi il pc tra telelavoro e telelezioni. Chiedetelo alle e agli insegnanti che, da un giorno all’altro, al registro di classe hanno dovuto sostituire Classroom (vedi trend di ricerca su Google). 

Ancora una volta, le problematiche sono due, di natura infrastrutturale e linguistica. Nel primo caso l’arretratezza del Paese è emersa dalla ricerca a Istat “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi, relativo agli anni 2018-2019”: In Italia “un terzo delle famiglie non ha un computer o un tablet in casa, la quota scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minore. Solo per il 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o tablet. Nel Mezzogiorno i dati sono più allarmanti: il 41,6% delle famiglie è senza computer in casa”. Nel secondo caso, saper inviare messaggi su WhatsApp non vuol dire essere digitalizzati.

Ma allora, cosa ci insegna lanonnagiovanna0 in ambito di digital divide?

Primo: i vecchissimi sono meno arrugginiti di quello che gli insensibili e gli indaffarati sbrigativi ritengono. Se coinvolti ed educati, ci danno una pista in termini di applicazione e creatività del digitale.

Secondo: i giovanissimi (che in buona parte sono stati allevati dai vecchissimi, ricordiamocelo) possono essere i veri protagonisti del volontariato digitale nei confronti dei loro nonni

Terzo: è vero, Tik Tok non è il digitale, ma è anche vero il contrario perché i social network possono essere una porta di ingresso verso strumenti più complessi

Quarto: per non essere troppo lungo e continuare le riflessioni in futuro, chiudo con questo punto che non c’entra apparentemente nulla; la Rai che ha alfabetizzato il Paese nel secondo dopo guerra, perché non fa lo stesso oggi in ambito digitale piuttosto che trasmettere la millemillesima puntata de “I soliti ignoti”?

L’alfabetizzazione digitale, per chi non lo avesse ancora capito, is the new “Salvalavita Beghelli”

Mauro De Clemente