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Un’offerta culturale sempre più interattiva e a portata di click: è la strategia con cui i più prestigiosi musei del mondo reagiscono alla chiusura imposta dalla pandemia. Dal Louvre di Parigi al Getty Museum di Los Angeles, corsi online, canali youtube, podcast, tour virtuali e immagini in hd sono i nuovi strumenti per attrarre pubblico e reinventarsi_
Si chiama Coursera ed è la nuova piattaforma di e-learning del MoMA – Museum of Modern Art di New York, il “museo dei musei” – dalla quale è possibile accedere a sei nuovi corsi d’arte online gratuiti. Si va da Cos’è l’arte contemporanea? a Moda come design, passando per Vedere attraverso la fotografia. Il museo mette inoltre a disposizione dei “visitatori virtuali” 5mila anni di storia ripercorsi attraverso oltre 200mila immagini online e consente di leggere un magazine digitale d’arte oltre che di insegnare a figli e studenti “l’arte da casa” con apposite risorse online, tra cui video su Youtube.
Il MoMA è indubbiamente considerato “il più social” fra i musei, ma la decisione di digitalizzare la propria proposta culturale per renderla accessibile con un click dal divano di casa accomuna moltissime istituzioni museali in giro per il mondo, con esiti spesso notevoli e inaspettati. Una strategia che vede la digitalizzazione e le sue dinamiche diventare fondamentale e non più semplice complemento “d’avanguardia”. In questa direzione va l’iniziativa del Rijksmuseum di Amsterdam. Chiuso fino al 1° giugno, offre corsi con cui si insegna a fare un ritratto alla maniera di Rembrandt in 24 minuti, mentre per imitare Van Gogh ne bastano appena 16, usando tecnica e tavolozza dei suoi colori. Le decine di tutorial molto allettanti attraversano la storia dell’arte, spaziando da Fra Angelico a Vermeer.
Ma è sotto l’hashtag #MuseumFromHome che si raccolgono le iniziative di alcuni dei musei più prestigiosi del mondo, che accolgono i visitatori con tour virtuali, visite multimediali delle collezioni, ma anche video, podcast e visite sui canali Youtube.
Il British Museum di Londra offre in pratica la possibilità di ripercorrere due milioni di anni di storia, partendo da reperti preistorici e medievali, grazie proprio ai tour virtuali delle gallerie tematiche, ai video e ai podcast di curatori ed esperti, alle attività didattiche per i bambini e alle ricostruzioni in 3D.
Le sezioni tematiche della collezione del Louvre sono ben 29: da “The art of portraiture” (“L’arte del ritratto”) a “Landscapes” (“Paesaggi”), da “Smiles” (“Sorrisi”) a “Kings, Queens and Emperors” (“Re, regine e imperatori”). Il canale Youtube offre una selezione di concerti registrati nell’Auditorium, una sezione interamente dedicata ai bambini, una vista in hd della Gioconda e una visita guidata agli spazi della sua Petite Galerie. L’Hermitage ha invece scelto Apple (o il contrario?): un video di cinque ore girato interamente in piano sequenza con un iPhone ₁₁ Pro Max tra le 45 meravigliose sale del museo è esaltato dalle performance di ballerini del teatro dell’Hermitage. Assolutamente da vedere.
L’app Google Arts&Culture offre l’accesso a 1.200 musei in tutto il mondo: dalla Tate di Londra, al Musée d’Orsay di Parigi, dal Tokio National Museum al Museo d’Arte di Lima. Questa piattaforma supporta più di 2.500 enti culturali in 70 paesi, consente l’accesso a oltre 200mila immagini digitali in hd di opere d’arte originali, a 7 milioni di reperti di archivio, a più di 1.800 acquisizioni di immagini di musei per Street View. Con l’applicazione, oltre a visitare più di 3mila esposizioni virtuali a cura di esperti, si possono cercare e scoprire siti del patrimonio mondiale e le storie racchiuse nei preziosi archivi degli enti culturali di tutto il mondo. La piattaforma registra ogni mese oltre 500 milioni di ricerche relative all’arte, connessioni da parte di 2mila importanti istituzioni di 80 paesi, più di 6 milioni di reperti con foto, video, manoscritti e altri documenti artistici, culturali e storici, oltre 400mila opere d’arte e più di 10mila mostre digitali.
Il Getty Museum di Los Angeles, invece, è andato oltre – oltre se stesso potremmo dire – e, come ricorda Laurent Carpenter sulle pagine di Le Monde, ha promosso un vero e proprio passatempo artistico per affrontare i duri giorni della pandemia. La proposta lanciata sui social è stata quella di ricreare in casa delle opere d’arte “dal vivo”. In realtà tutto ha avuto inizio ad Amsterdam per iniziativa di Anneloes Officier, 31 anni che, per sconfiggere la noia, decide di impersonare per le sue coinquiline Floor e Tessa La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, mettendosi un tessuto sulla testa e usando una testa d’aglio invece del gioiello. Impossibile non postare la foto sui social network: il giorno dopo il Rijkmuseum di Amsterdam comincia a seguirla. Nasce così l’account Instagram Tussekunstenquarantaine (Tra arte e quarantena). Visto il grandissimo successo, il Getty contatta le ragazze e crea gli hashtag #gettychallenge e #gettymuseumchallenge. Secondo il museo le creazioni “fatte in casa” e pubblicate sono più di 100mila.
Espropriato del suo spazio fisico, il museo spinge così sul processo di digitalizzazione del patrimonio culturale già in atto, ma lo fa reiventando nuove forme di relazione con il pubblico e a ragionare anche in termini di post, followers e visualizzazioni. I visitatori diventano utenti, diventano audience, magari polverizzata, ma pur sempre audience.
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